La Stampa
( Del 5.3.2001 Edizione NAZIONALE Sezione SPETTACOLI Pag. 21)
Silvia e Sylvie raccontano la magia della scienza Con Ameisen un paradigma simile alla vita
dell'uomo
La cellula muore se non serve
Bruno Gambarotta
RADIO&RADIO

ANCHE chi, come me, non ha mai letto una pagina dei suoi libri, sa che le Oche di Lorenz
sono quei pennuti che aprendo per la prima volta gli occhi davanti alla faccia di Konrad
Zacharias lo scambiavano per la loro mamma e gli andavano dietro. Con apprezzabile
autoironia si sono battezzate così due spigliate ragazze che conducono ogni giorno in diretta da
Milano dalle 16 alle 16,30 su Radio 3 Rai, nel marsupio di Fahrenheit, una rubrica di
informazione scientifica che è quanto di meglio offra oggi la piazza mediatica. Raccontano i
fatti della scienza sul filo della stretta attualità e lo fanno alimentate dal sacro fuoco di un
entusiasmo che contagia l'ascoltatore, dote tanto indispensabile quanto rara della
comunicazione culturale. La scienza come avventura, come gioco; gli scienziati che ospitano in
studio, che studino le tracce di vita su un meteorite di Marte caduto in Australia, il paleo clima
sezionando stalagmiti delle grotte carsiche, i canti delle orche e degli altri animali marini, la
mappa cognitiva degli elefanti addomesticati, trasmettono una sensazione palpabile di felicità.
Se 50 mila italiani si sono iscritti a un concorso di matematica c'è qualche speranza che il
quadro di bieca ottusità da tubo catodico dipinto dai catastrofisti non corrisponda al vero. Al
di là delle informazioni che forniscono fa bene alla salute mentale ascoltare ogni giorno le oche
di Lorenz che hanno la suprema eleganza di citare i collaboratori ma di non dire i loro nomi;
sappiamo solo che si chiamano Silvia e Sylvie; quest'ultima conduce il gioco ed è una francese
che parla un italiano invidiabile; quando domanda com'è il participio passato di "soccombere"
la sua compagna per non rischiare dice che è una parola sconveniente. Da loro ho imparato
cos'è l'apoptosi, un lemma ancora ignorato dai dizionari. Si tratta del suicidio delle cellule. In
una puntata memorabile hanno ospitato Jean-Claude AMEISEN che ha spiegato il
fenomeno. Secondo questo scienziato la cellula possiede un meccanismo di autodistruzione
che entra in azione nel momento in cui viene meno la funzione per cui è stata creata. Le cellule
cerebrali hanno lunghi filamenti con i quali si interconnettono con le altre cellule; se
l'interconnessione avviene in modo corretto il meccanismo di autodistruzione si blocca. Se la
cellula con il suo filamento entra in contatto con una partner non fisiologica scatta
l'autodistruzione. Però non basta che si siano stabiliti dei contatti, ci deve essere scambio di
informazioni. Se l'informazione non circola le cellule scompaiono nel giro di pochi giorni. Uno
stupendo paradigma per ridefinire il concetto di morte. Se ci chiudiamo in noi stessi e
rifiutiamo il contatto e la contaminazione con gli altri, moriamo. Per dire quanto le oche di
Lorenz siano contagiose: finita la trasmissione sono uscito a comprare il libro nel quale
Jean-Claude AMEISEN racconta i risultati della sua ricerca, Al cuore della vita, il suicidio
cellulare e la morte creatrice (Feltrinelli).